Fratture del capitello radiale



Incidenza della frattura

Le fratture del capitello radiale e del collo del radio sono state variamente riportate rappresentare dall’1.7% al 5.4% di tutte le fratture. Nel 17-19% dei casi, le fratture del capitello radiale avvengono in occasione di traumi del gomito e sono responsabili del 33% delle fratture del gomito. Sino ad una su tre si associa ad un’altra lesione.

Età e sesso

In generale, il 15-20% circa di queste fratture interessa il collo del radio, solitamente in bambini le cui cartilagini di accrescimento non sono ancora chiuse. L’85% circa delle fratture avvengono in persone di età compresa tra i 20 ed i 60 anni, con un’età media dai 30 ai 40 anni. La frattura avviene con più frequenza nelle donne, con un rapporti di circa 2:1.

Meccanismo Traumatico

Un carico diretto sull’avambraccio in posizione di rotazione interna produce costantemente una frattura del capitello radiale. Un colpo diretto è un’altra inusuale causa di frattura del capitello radiale. Spesso la frattura si correla anche con l’angolo di flessione; infatti con il gomito in estensione completa può fratturarsi o la coronoide o il capitello radiale, ma il capitello radiale può fratturarsi anche a gradi maggiori di flessione, soprattutto quando ci si avvicina agli 80 gradi di flessione.

Classificazione delle fratture

La classificazione più comunemente utilizzata nelle fratture del capitello radiale è quella proposta da Mason:
- Tipo I: composta
- Tipo II: scomposta (spesso un singolo frammento) – come si vede in questa immagine TAC

- Tipo III: comminuta

Lesioni legamentose a livello del gomito

Non è infrequente trovare lesioni dei tessuti molli associate ad una frattura del capitello radiale, anche se in molti casi queste vengono misconosciute. Tra le più frequenti sicuramente abbiamo le calcificazioni del legamento ulnare e radiale, rotture dei legamenti stessi e lesioni della capsula. Il ritardo nel riconoscimento di queste lesioni può portare ad una percentuale di successo nel trattarle pari a circa il 14%; per questo una iniziale diagnosi appropriata si associa a risultati soddisfacenti.

Complicanze neurovascolari

La frattura non complicata del capitello radiale è raramente associata ad un qualsiasi sintomo neurovascolare. Una grave scomposizione anteriore può interessare il nervo radiale.

Lesione muscolare

Per definizione una lussazione del gomito deve violare il muscolo brachiale e questo fattore è ritenuto una importante variabile nello sviluppo di una miosite ossificante.

TRATTAMENTO

In generale, il trattamento delle fratture del capitello radiale si basa sul tipo di frattura e sulla presenza di un eventuale lesione associata.

Fratture non complicate

TIPO I

Vi sono pochi dubbi sul fatto che la frattura di tipo I grazie alla sua prognosi favorevole e all’assenza di una concomitante lesione ossea o dei tessuti molli, debba esser trattata con una mobilizzazione precoce. Per facilitare il movimento immediato in alcuni casi può esser raccomandata un‘ artrocentesi dell’articolazione.

Complicanze

Le complicanza più frequente di una frattura di tipo I è una scomposizione o una pseudoartrosi. Qualora avvenga una pseudoartrosi di un frammento non sempre è sintomatica, ma, se necessario, si può prender in considerazione un’escissione differita dell’intero capitello.

TIPO II

Le controversie sulle fratture del capitello radiale sono in gran parte incentrate sul trattamento appropriato delle fratture di tipo II.

Trattamento conservativo

Il trattamento conservativo delle fratture di tipo II, è simile a quello descritto per le fratture di tipo I, cioè una mobilizzazione precoce dell’arco di movimento tollerato dal paziente. Qualora si consideri possibile una scomposizione, tuttavia, si raccomandando 2-3 settimane di immobilizzazione.
Complicanze: le complicanze che compaiono con il trattamento conservativo delle fratture di tipo II sono un dolore residuo e un deficit motorio. I reperti radiografici sono solitamente quelli di un capitello radiale deformato senza artrosi secondaria, l’assenza di osso eterotopico e insoddisfazione da parte del paziente.

Trattamento chirurgico

Per il trattamento delle fratture non complicate di tipo II sono state raccomandate varie opzioni chirurgiche, dall’escissione del frammento di frattura alla riduzione e sintesi a cielo aperto, alla sostituzione protesica.
Escissione del frammento di frattura: questa procedura può esser raccomandata in presenza di una limitazione dei movimenti di rotazione. In generale la semplice escissione del frammento di frattura scomposto non è consigliata, in alcuni casi, addirittura scoraggiata.
Riduzione e sintesi a cielo aperto: la sintesi delle fratture del capitello radiale è largamente utilizzata nelle fratture di tipo II. Spesso il frammento di frattura ha una cerniera di periostio che rimane attaccata , indice di vitalità. La frattura ideale per la sintesi è un frammento semplice e grande che interessa il margine anterolaterale del capitello, come si vede in questa TAC.

La riduzione e sintesi a cielo aperto è particolarmente valida nei pazienti con una lesione associata, legamentosa o articolare. Inoltre le fratture distali del legamento anulare, nelle quali è probabile che un’escissione dia luogo ad un’instabilità dell’estremità prossimale del radio, sono considerate idonee ad una riduzione e sintesi.

TIPO III

La frattura di tipo III è generalmente associata ad una lesione più grave e quindi ad una prognosi peggiore rispetto alle fratture di tipo I e II. Esami diagnostici hanno rivelato come questa lesione presenta una rottura capsulare o legamentosa fino all’85% dei casi.

Trattamento

Le fratture comminute del capitello radiale devono esser trattate con un’escissione completa, preferita ad una semplice rimozione dei frammenti più scomposti quando un’osteosintesi non è possibile. L’escissione precoce è più critica in queste fratture che nelle lesioni di tipo II. La classica accortezza di differire la resezione del capitello radiale durante la crescita è stata posta in dubbio.


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