Sinonimi: Gomito del Tennista, Dolore laterale del Gomito
L’epicondilite o Gomito del Tennista è una sindrome dolorosa localizzata in corrispondenza della regione laterale del gomito e spesso si irradia sia a livello del braccio che dell’avambraccio.
Dolore laterale all’epicondilo laterale del Gomito
La regione dove viene riferito questo dolore è l’epicondilo, ovvero una piccola sporgenza ossea situata nella porzione distale-laterale dell’omero. Proprio l’epincondilo è la sede di inserzione del tendine comune di origine dei muscoli estensori dell’avambraccio (tra cui l’estensore radiale breve del carpo) e del complesso legamentoso laterale del gomito.
Divere possono esser le cause che scatenanto questo tipo di dolore; la più frequente è detta “gomito del tennista”. Questo nome fu attribuito nel 1873 da un medico tedesco, poiché era frequente l’associazione con la pratica del tennis su prato e fu definita come una tendinite dolorosa da sovraccarico del compartimento laterale del gomito.
L’epicondilite laterale o “gomito del tennista” è dovuta ad una tendinopatia degenerativa dell’estensore radiale breve del carpo (ERBC) a livello dell’epicondilo laterale del gomito e colpisce indifferentemente sia sportivi che lavoratori manuali.
L’epicondilite laterale è molto più frequente di quella mediale, è causata da sollecitazioni funzionali ripetitive dei muscoli dell’avambraccio.
Alcuni sport si è visto che possono determinare più frequentemente questa condizione e tra questi soprattutto il tennis, gli sport di lancio e il sollevamento pesi.
Anche normali attività quotidiane possono influire negativamente come disegnare, martellare, tagliare la legna, sollevare pesi, usare un computer, cucinare ed avvitare, in quanto si hanno movimenti ripetuti di flesso-estensione del gomito e del polso.
Inizialmente veniva considerata una condizione infiammatoria, attualmente invece l’ipotesi più accreditata è che l’epicondilite sia dovuta ad una lesione del muscolo dell’estensore radiale breve del carpo, dovuta a microtraumatismi ripetuti.
Il paziente presenta tipicamente una storia di sovraccarico del gomito, con un’insorgenza subdola di dolore nella regione laterale.
Nella fase cronica il danno può portare addirittura ad una rottura completa del tendine.
L’epicondilite è la forma più comune di lesione da sovraccarico a livello del gomito ed è da 2 a 3 volte più comune negli sportivi che praticano almeno 2 ore settimanali, 3-4 volte più comune negli sportivi sopra i 40 anni.
La patologia può esser debilitante e in alcuni casi i pazienti hanno una significativa perdita funzionale, causando astensione dallo sport o dal lavoro. Nelle fasi acute il dolore si presenta anche di notte, limitando il riposo.
Se non correttamente trattata può determinare dolore cronico al gomito ed una limitazione articolare, fino alla rigidità.
EZIOLOGIA
La teoria più accreditata ritiene come causa determinante i microtraumi ripetuti dei muscoli estensori dell’avambraccio provocando, inizialmente infiammazione, dopodichè il sovraccarico funzionale provoca lesioni tali che possono portare ad una completa rottura del tendine.
DIAGNOSI
La diagnosi è principalmetne clinica. Il punto di massimo dolore è livello laterale del gomito e viene esacerbato dalla flesisone del polso contro resistenza con il gomito esteso.
La maggior parte delle volte è interessato il braccio dominante. Inoltre i pazienti molto spesso riferiscono dolore quando stringono la mano o afferrano oggetti.
Non sempre è presente gonfiore a livello del gomito ed il gomito mantiene la sua mobilità.
Bisogna sempre distinguere un’epicondilite da una possibile radicolopatia cervicale, dalla presenza di possibili corpi mobili articolari, da un’osteocondrite del capitello radiale, da una compressione del nervo radiale, da un impingement postero-laterale, da una frattura del capitello radiale e da un artrosi omero radiale.
Il medico può distinguere queste sindromi dal “gomito del tennista” ricercando l’esatto punto di dolorabilità.
Un esame clinico del collo, della spalla e del polso e un esame neurovascolare completo dell’arto interessato devono esser sempre eseguiti per giungere ad una corretta diagnosi.
L’esame radiografico è spesso negativo e si possono riscontrare occasionalmente calcificazioni tendinee.
TAC e risonanza magnetica sono utili per le diagnosi differenziali.
L’uso dell’ecografia viene sempre più utilizzato in quanto evita l’esposizione a radiazioni, è di facile accessibilità e permette anche una valutazione dinamica.
Un dolore epicondilare quindi, che tende ad irradiarsi distalmente dev’esser valutato in modo completo e successivamente trattato, ricordando che si sta valutando un sintomo spesso determinato da più fattori.
TRATTAMENTO
Il “gomito del tennista” risponde al trattamento conservativo nel 90-95% dei casi. Lo scopo di questo trattamento è di diminuire il dolore e l’infiammazione con:
– riposo
– ghiaccio per 15-20 minuti 3-4 volte al giorno
– anti-infiammatori non steroidei (FANS)
– stretching
In caso di fallimento di questo trattamento può esser consigliata l’iniezione di corticosteroidi (non più di due).
Il ritorno allo sport e alle attività lavorative dev’esser graduale.
Alternative per un trattamento conservativo possono esser : uso di tutori, FKT, ionoforesi, laserterapia ultrasuoni, TECAR.
Di recente sono state introdotte terapie a base di concentrato piastrinicio e fattori di crescita autologhi. Il concentrato piastrinico (PRP) si ottiene dalla centrifugazione del sangue intero e dalla successiva separazione delle piastrine dagli altri componenti. Questo concentrato, applicato nella sede della lesione, accelera i processi di guarigione, aumentando l’apporto di sangue tramite la formazione di nuovi vasi.
L’obiettivo di questo trattamento è di ridurre o eliminare il dolore e l’infiammazione e recuperare il movimento.
Il trattamento chirurgico va riservato a quei pazienti in cui il trattamento conservativo fallisce dopo almeno 6 mesi. Il trattamento chirurgico può esser a cielo aperto , percutaneo o artroscopico con percentuali di successo che variano dal 65 al 95%.
Nel post-operatorio ai pazienti viene posizionata una valva a 90°, includendo l’articolazione del polso. I pazienti sono incoraggiati ad iniziare a muovere il gomito dopo 24-48 ore. Dopo 72 ore il paziente è incoraggiato ad inziare movimenti di flesso-estensione, inizio della fisioterapia assistita attiva e passiva. A 4-6 settimane il paziente può iniziare esercizi di potenziamento muscolare. Il ritorno all’attività sportiva avviene circa all’8-10 settimana dall’intervento.
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